il GETTONISMO. Vergogna della Sanità Pubblica

Il "gettonismo" nella sanità pubblica: un sintomo di un sistema malato
Il dibattito sull'utilizzo dei medici a gettone, o "gettonisti", negli ospedali pubblici italiani si fa sempre più acceso, alimentando un senso di urgenza e frustrazione tra operatori sanitari, pazienti e cittadini. Quella che inizialmente poteva sembrare una soluzione tampone per far fronte alla carenza di personale, si è trasformata in un fenomeno strutturale e, a detta di molti, insostenibile. Ma cos'è esattamente il gettonismo e perché è così pericoloso per il nostro Servizio Sanitario Nazionale (SSN)?
Il meccanismo perverso del gettonismo
Il "medico a gettone" è un professionista che non ha un rapporto di lavoro dipendente con l'ospedale, ma viene ingaggiato tramite agenzie esterne per coprire turni o intere fasce orarie. L'agente di turno riceve un compenso orario notevolmente superiore rispetto a quello di un medico strutturato, spesso raggiungendo cifre da capogiro. Questo meccanismo, apparentemente utile per mantenere aperti reparti e servizi, nasconde una serie di problemi profondi e strutturali.
Il primo e più evidente paradosso è il costo. Sebbene l'obiettivo dichiarato sia quello di ottimizzare le risorse, l'utilizzo dei gettonisti si rivela economicamente insostenibile a lungo termine. I fondi che vengono spesi per pagare questi professionisti a tariffa oraria non vengono investiti nell'assunzione di personale stabile, nel miglioramento delle condizioni lavorative o nell'attrazione di giovani medici. In questo modo si crea un circolo vizioso: la carenza di personale strutturato porta al gettonismo, che drena risorse che potrebbero essere usate per risolvere la carenza stessa.
L'erosione della qualità e della coesione del team
Oltre all'aspetto economico, il gettonismo ha un impatto diretto sulla qualità dell'assistenza. Un medico a gettone, per quanto competente, non è parte integrante dell'équipe ospedaliera. Manca di quella continuità assistenziale, della conoscenza del paziente e del contesto clinico che solo un professionista stabilmente inserito può garantire. Questa frammentazione del lavoro può portare a problemi di comunicazione, a una minore coesione del team e, in ultima analisi, a un rischio più elevato di errori medici.
Inoltre, il gettonismo contribuisce a erodere il morale dei medici strutturati. Vedere un collega esterno ricevere un compenso orario notevolmente superiore per svolgere lo stesso lavoro, senza avere la stessa responsabilità o lo stesso carico burocratico, è fonte di profonda frustrazione. Questa disparità non solo demotiva, ma spinge anche i medici a riflettere sulla propria posizione, alimentando la tentazione di lasciare il pubblico per il privato, aggravando ulteriormente la carenza di personale.
Una soluzione a breve termine che mina il futuro del SSN
Il problema del gettonismo non è un male isolato, ma il sintomo più evidente di un sistema sanitario che soffre di problemi atavici: la mancanza di programmazione, la fuga dei cervelli, le condizioni lavorative poco attraenti e una burocrazia asfissiante. Invece di affrontare queste criticità alla radice, si ricorre a una soluzione che, nel breve periodo, può sembrare efficace, ma che a lungo termine mina le fondamenta stesse del nostro SSN.
Il ricorso massiccio ai gettonisti è la prova che la sanità pubblica non riesce più a essere competitiva sul mercato del lavoro, perdendo i suoi professionisti migliori a favore del privato o di altre opportunità. Per invertire la rotta è necessario un cambio di paradigma: serve un piano di assunzioni a lungo termine, investimenti per migliorare le condizioni di lavoro e una seria riflessione su come rendere la professione medica nel settore pubblico nuovamente attrattiva.
Il "gettonismo" non è un problema dei singoli medici, ma il sintomo di un sistema malato. L'obiettivo non è demonizzare chi, per necessità, sceglie questa strada, ma puntare il dito contro le politiche sanitarie che l'hanno resa una scelta quasi obbligata. Solo affrontando le cause profonde di questa crisi, potremo sperare di restituire dignità, stabilità e qualità al nostro Servizio Sanitario Nazionale.

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